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LIBRO IX 215

partennero alla mole adriana, abbellita dall'arco di Placidia che chiude la navata e la divide dall’abside, sorretto da due immense colonne di marmo imazio, con altre vent'otto di porfido, ricchezza unica ai nostri giorni, cadde l'Ostiense basilica sotto l'azione tremenda del fuoco. Della mirabile trabeazione, della foresta di colonne, che decoravano il sacro tempio, dieci sole nella gran navata rimasero in piedi, ma calcinate e sfaldate: i preziosi marmi, che vestivano l’abside disparvero: si fuse gran parte della lamina di bronzo, opera bizantina, che vestiva la porta maggiore del tempio. Questo incendio, che preceder dovea di pochi giorni la morte del papa e lasciava una eredità d'immense cure ai pontefici successori, costernò il mondo cattolico, afflisse Roma e immerse nel lutto i monaci cassinesi per tanti anni gelosi custodi di quel nobilissimo monumento della pietà dei primi secoli della chiesa. Causa di tanto disastro la negligenza di due piombai chiamati a porre i canali di rame alle grondaie del tetto. Bastò una favilla a destare l'incendio in una selva di travi esca facilissima al fuoco.

XVII Distratto il popolo da sciagura tanto deplorabile non cessava per questa dall'interessarsi della salute dell'amato pontefice che, ad onta delle cure prodigategli, andava deteriorando ogni giorno. Spaventevoli sintomi manifestaronsi il dì sedici agosto. Vide il papa con animo sereno avvicinarsi la sua fine e domandò il viatico che gli venne amministrato dal cardinal Bertazzoli. Consalvi partecipò formalmente al cardinal decano, quindi al sacro collegio e al corpo diplomatico lo stato del santo padre. Si espose il venerabile nelle basiliche patriarcali e nella chiesa parrocchiale dei santi Vincenzo e Anastasio a Trevi. Vi accorsero in folla i cittadini, si pregò nelle chiese, nei monisteri, nelle case di Roma, perchè in cuore a tutti era il dolore di perdere un sovrano, la cui vita immacolata e serena presentava un singolare complesso d’infortuni e di offese sostenute con rassegnato coraggio, di riparazioni e trionfi incontrati con cristiana modestia. L'ambasciatore francese Chàteaubriand, notando il movimento del popolo,