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LIBRO I 35

città meravigliata delle sue virtù, dalla sua munificenza resa più splendida e bella. Il coraggio la fortezza d'animo e le virtù dall’augusto prigioniero mostrata gli assicurarono l'ammirazione dell'universo1.

XXII. Erano le sventure di Pio VI sinistro presagio di più funesto avvenire. Il cardinal Chiaramonti mal sicuro nella sua diocesi, tenuto d'occhio dai fautori di novità, e dai francesi, che avevano in mano il governo, versava lacrime amare sulle immeritate sciagure del suo benefattore. Vedea ogni giorno più diradate le fila dei difensori, degli amici dell’apostolica sede, che o tenevansi confinati negli angoli più remoti dello stato, per separarli dai grandi centri, o erano balestrati in terra straniera dalla potenza degli invasori. Ai cardinali, ai prelati, agli ecclesiastici più degni, spogliati dei loro averi, imprigionati, vilipesi non rimaneva speranza alcuna. Rare e sconfortanti giungevano in Roma le notizie di Pio VI, guardato a vista dai francesi, separato dai suoi, tradotto con immenso disagio per vie aspre, e nevose, nel cuor dell'inverno dalla certosa di Firenze, ove pure eragli dato di accudire agli affari della religione, in Savona, che il vide spirare l’anima grande sotto il peso di una persecuzione tanto ostinata quanto crudele. Egli, che aveva benedetta la Francia nel passar la frontiera, pregava morendo per i suoi persecutori e chiedea a Dio, che fatto pietoso ai mali che colpivano la società, restituisse a Roma la residenza pontificia, alla Francia la religione, al mondo la prosperità, la pace. Ridotto agli estremi, quando ebbe perduta la parola, volgea lo sguardo ai familiari che genu-

  1. Se grandi furono i patimenti di Pio VI non furono minori le consolazioni provate dal suo cuore per gli attestati di riverenza e di affetto, che lo accompagnarono ovunque e alleggerirono le angoscie del magnanimo prigioniero. Carlo Emmanuele IV e Maria Clotilde cacciati dai loro stati del continente l’ossequiarono nella certosa di Firenze. La pia Regina prostrata umilmente ai suoi piedi lo pregò di accettare un anello di gran valore: il pontefice se lo pose in dito, e promise, che se gli fosse permesso, lo porterebbe per tutta la vita.