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leano rappresentare il sole col capo raso, se non che aveva un riccio alla tempia destra1. Quando pertanto Cuper2, anche senza valersi di questo argomento, sostiene che gli Egizj in Arpocrate il sole stesso adoravano, non mal s’appone, e da un recente scrittore viene a torto ripreso3.

[...de’ calzari ed altri fregi.....] §. 25. Narra Plutarco che in Egitto le donne andar soleano a piedi ignudi4, e diffatti in nessuna delle egiziane figure veggonsi scarpe o suole, se non che nella summentovata statua presso Pococke5 si vede vicino alla caviglia del piede un anello angoloso, da cui parte una stringa che va a passare fra ’1 dito grosso e ’l vicino, quasi per tener ferma e attaccata al piede la suola; quella però non si vede6.


§. 26. Le

    argomentare, che sia un salvadenajo, come lo è un busto parimente di bronzo dell’altezza quasi di un palmo, con occhi d’argento, posseduto dal signor abate Visconti Commissario delle Antichità più volte lodato, che rappresenta un sacerdote, o un iniziato al culto di Osiride. Hanno amendue la stessa caricatura di viso; e dovrebbero essere lavorati in Italia, ove faranno stati in qualche tempio, come si usa tra noi, per ricevere le limosine dei divoti. Si potrebbe anche dire, che sia un ritratto di qualche fanciulla, alla quale fosse stata lasciata questa ciocca di capelli, forse per superstizione, come usavano i Gentili, secondo che bene rileva coll’autorità di Polluce, di Esichio, di Sant’Atanasio, e di Teodoreto, il Buonarroti Osservaz. sopra alcuni framm. di vasi antichi di vetro, ec. pag. 177. Tav. XXVI. in proposito di due fanciulli, ai quali si vede, su di un vetro, e molto somigliante nella quantità dei capelli. Abbiamo da Ammiano Marcellino lib. 22. cap. 11., come osserva lo stesso Buonarroti, e con lui Winkelmann Mon. ant. Par. 1. cap. 27. §. 3. pag. 102., che un certo Diodoro, il quale nell’anno 361. si trovava in Alessandria a sopraintendere alla fabbrica d’una chiesa, fu martirizzato in un tumulto dal popolo, perchè mosso da zelo recideva a quanti fanciulli incontrava quello ciusto, che credeva superstizioso: Dum ædificandæ præesset Ecclesia, cirros puerorum licentius detondebat, id quoque ad deorum cultum existimans pertinere.

  1. Saturn. lib. 1. cap. 21. pag. 303.
  2. Harpocr. pag. 35.
  3. Pluche Istor. del cielo, Tom. I. cap. I. §. 15. pag.88.
  4. Conjugal. præcepta, op. T. iI. p. 143. C. L’autorità di Plutarco fu questo proposito viene anche citata dal sig. Goguet Delle Orig. delle leggi ec. Tom. I. part. I. lib. VI. cap. iI. pag. 287. princ., e dal signor Paw Recherch. phil. sur les Egyp. ec. Tom. I. prém. par. sect. I. pag. 52. senza distinzione di tempi. Ma ciò, che mi fa maraviglia si è, che il signor Larcher nel Journal des Scavans, Mars 1744. pag. 504. volendo confutare il signor Paw, distingue i tempi, facendo dire a Plutarco tutto l’opposto; spiegandolo cioè del tempo, che l’Egitto era in mano dei Persiani, e quindi de’ Greci. Ægyptia mulieres, scrive Plutarco, majorum instituto calceis non utebantur, ut domi meminissent tempus exigendum. Hodie domi mensura sint pleræque, si aureos calceos, & armillas, & periscelides, & purpuram, atque uniones auferas. Non parla dunque de’ tempi suoi, ma degli antichi; e crederei prima dei Persi, e de’ Greci, leggendo in Eliano Var. Hist. lib. 13. cap. 33., che la famosa Rodope, di cui ho fatto menzione, per la rara sua bellezza, alla pag. 62. col. 1., anche prima, che fosse moglie del re Psammetico, portava pianelle bellissime; con una delle quali in mano i vede rappresentata in una statua presso il P. Martin Explic. de div. mon. sing. pl. X. pag. 319. Il volgo sarà andato a piedi nudi, come va anche al presente: e li hanno tanto incalliti, che non sentono molto il caldo di quelle arene cocenti. Radzivil Jerosol. peregr. epist. iiI. pag. 144.
  5. Tab. 76. pag. 284.
  6. Non si vede neppure nella citata figura presso Sallengre Nov. Thes. Ant. Rom. Tom. iI. pag.1002. Questa ha la stessa stringa attac-