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128 D e l l e   A r t i   d e l   D i s e g n o.

anzi a propriamente parlare il basalte è una specie di lava d’un colore uniforme1, qual’è generalmente anche al dì d’oggi quella del Vesuvio. Due specie di basalte vi sono, il nero che è il più comune, ed il verdognolo. In quello scolpivansi principalmente le bestie; e ne son fatti i leoni all’ingresso del Campidoglio, e la sfinge nella villa Borghese. Le due grandissime sfingi però, quella cioè del Vaticano e l’altra della villa di Papa Giulio2, lunghe amendue ben dieci palmi, sono di granito rossiccio. Sono di basalte nero, fra le altre, le due summentovate statue del secondo stile egiziano in Campidoglio, e alcune più piccole figure.

§. 9. Riguardo al basalte verde ve n’ha di varie degradazioni nel colore, come pur di varia durezza; e in tal sasso hanno lavorato non meno gli egiziani che i greci scultori. Opera egiziana sono un piccolo Anubi assiso nel museo Capitolino3, e le cosce colle gambe sotto ripiegatevi di un’altra figura nella villa Altieri. V’ha pure di tal basalte


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    ristorata da Trajano verso le paludi pontine, è di pietra calcaria. I Romani prendevano le pietre più vicine.

  1. Circa l’origine e la natura del basalte non convengono ancora i naturalisti, massime quando vi scorgono la figura colonnare e prismatica. Altri lo vogliono una produzione dell’acqua, che abbia insieme uniti i rottami d’altri sassi e le arene, formandone durissimi massi, i quali prendessero una forma regolare, come i cristalli. Altri lo dicono una produzione del fuoco, cioè, come dice Winkelmann, pensano esser la medesima lava, che raffreddandosi regolarmente siasi tagliata. I celebri signori Banks e Splander crederono, pochi anni sono, di avere sorpresa la natura nella formazione del basalte fra le lave dell’Ecla in Islanda. Il signor Strange, Ministro di Sua Maestà Brittannica presso la Repubblica Veneta, visitando con occhio filosofico i monti basaltini della Francia e dell’Italia, s’è accertato che il basalte devesi al fuoco, non già perchè sia lava fusa e vomitata dalla bocca del vulcano, ma perchè il fuoco accesosi ne’ monti già preesistenti v’ha cangiati in basalte que’ sassi, o quelle terre che prima appartenevano ad va’ altra classe. V. Opusc. scelti Tom. I. pag. 73. e 145. [Il sig. Collini segretario intimo dell’Accademia Elettorale delle scienze, e belle lettere di Manheim, e direttore del museo di storia naturale di Sua Altezza Serenissima Elettorale, nelle sue Confiderations sur les montagnes volcaniques ec., di cui abbiamo un piccolo estratto nelle Efemeridi letterarie di Roma 1781; numero 50. pag. 3399., al capo iI. crede di non dovere, colla comune degli odierni naturalisti, riguardare la produzione del basalte, come un puro effetto della conflagrazione, per la ragione principalmente, che incontransi sovente dentro di questa sostanza e conchiglie, ed altri corpi senza alcun indizio di quell’alterazione, che avrebber necessariamente dovuto soffrire dall’azione violenta del fuoco; e nel capo iiI. crede che polla spiegarsi la formazione di questa pietra, e soprattutto la sua singolar disposizione colonnare, per mezzo dell’azione combinata del fuoco, e dell’acqua; di quello cioè per somministar la materia, e di questa per disporla a quel modo. Vedi la pag. seguente n. b.
  2. Questa sfinge passata ora al Museo Pio-Clementino, è di 11. palmi; l'altra è di 10., e di un granito, che accosta più al nero, che al rosso.
  3. Non è Anubi, né cercopiteco, secon-