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274 D e l l e   A r t i   d e l   D i s e g n o


[Idea positiva del bello.] §. 18. Abbiamo considerato finora l’idea negativa della bellezza, cioè le qualità di cui è priva, e le falle idee che di essa abbiamo. Ciò non era tanto difficile quanto l’esaminarne l’idea positiva. Per quella bisogna conoscerne l’essenza; e ben poche son le cose, la di cui essenza ci sia dato d’intimamente conoscere. Né possiamo in quelle ricerche procedere geometricamente, e con metodo sintetico argomentare dal generale al particolare, dall’essenza alla proprietà; ma dee ballarci d’inferire da alcune osservazioni singolari una qualche idea generale, diducendo da pochi dati delle conseguenze probabili. Ove per tanto, nell’analisi che son per fare della bellezza, qualche penfiere s’incontri che da’ miei leggitori si giudichi per avventura mal fondato o men vero, non devon essi tosto condannarmi, né tampoco esserne sorpresi. Avviene sovente che, da coloro eziandio i quali dirittamente pensano, colla miglior buona fede si pronunci una sentenza, che ad altri troppo aspra sembri o men vera: così Platone ed Aristotele, maestro e discepolo, oppostamente opinarono sullo scopo della tragedia, che al dir di quello, era il depuramento delle passioni, e fecondo quello erane l’esca. Ciò io avverto principalmente per coloro, i quali leggendo quanto ho scritto sulla capacità di sentire il bello, hanno formato tal giudizio che era ben lontano dal mio pensiere.

§. 19. Que’ saggi, che hanno meditato sulle cagioni del bello in generale, ricercandolo fra le cose create, e quindi sollevandosi fino alla contemplazione del Sommo Bello, hanno fatta consistere la bellezza in un perfetto accordo fra la creatura e ’l suo fine, e nell’armonia delle parti fra di loro e col tutto. Ma poiché ciò viene a costituire una definizione della bellezza sinonima della perfezione di cui, per esser di un ordine tanto elevato, l’uomo non è capace, quindi è


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