Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/427

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più bella testa di questa dea di grandezza colossale sta nella villa Lodovisi1, ov’è pure altra più piccola testa della medesima, che merita il secondo luogo. La sua più bella statua è nel palazzo Barberini2.

[Pallade.] §. 10. Pallade e Diana hanno sempre un aspetto serio3: quella principalmente è l’immagine del pudor virginale, scevra d’ogni debolezza del sesso, e sembra aver domato l’amor medesimo. Indi è che gli occhi di Pallade servono ad ispiegare quel nome che avean le pupille sì presso i Greci, che presso i Romani. Questi chiamaronle pupillæ, cioè fanciulline, e quelli κόραι, che suona lo stesso4. Ha essa gli occhi meno tondeggianti, e meno aperti che Giunone: non solleva la testa orgogliosa, ed ha modesto lo sguardo, come chi tranquillamente medita. Tale però non è la testa di Pallade porta per simbolo di Roma, ove qual dominatrice di molti regni mostra nell’atteggiamento una franchezza e superiorità da sovrana, ed ha, siccome Pallade aver lo suole, il capo armato d’elmo. Deggio qui però osservare che quella dea sulle greche monete d’argento della città di Velia in Lucania, ove ha un elmo alato, tiene ben aperti gli occhi; e lo sguardo o mira orizzontalmente, o tende all’alto. Essa ha generalmente i capelli annodati a molta distanza dal capo, i quali poscia sotto il legame, or più or meno presso, pen-


dono


  1. V'è chi dubita con qualche ragione, che possa essere d’Iside.
  2. Al presente nel Museo Pio-Clementino. Si veda la figura nel T. I. Tav. 2. di esso, e le dotte osservazioni, che vi fa sopra il signor abate Visconti. Egli crede fra le altre cose, che l’ornamento in capo di Giunone sia quello detto σφενδόνη fionda, per qualche rassomiglianza, che ha colla medesima. Questa opinioni^ però non toglierà mai, che non possa anzi con più ragione dirli σϕενδόνη, secondo la descrizione, che ne da Eustazio ad Dionys. Perieg. vers. 7. riferita dallo stesso signor abate Visconti, l’ornamento, che ha in capo Leucorea nel basso-rilievo di villa Albani, come lo spiega il nostro Autore sopra p. 183., e Monum. ant. Part. 7. cap. 12. 77., perchè più precisamente rassomiglia alla fionda, che quello di Giunone; e rassomiglia così anche all’anello colla pietra, che σϕενδόνη parimente chiamavasi dai Greci per la stessa forma, come ha in parte notato anche Winkelmann sopra pag. 34. §. 23.
  3. Pallas, & asperior Phœbi soror, utraque telis,
    Utraque torva genis, flavoque in vertice nudo.

    Stat. Theb. lib. 2. v. 237.

  4. Tollius, & Langbænius Not. ad Longin. de Sublim. sect. 4. p. 33. n. 21. & 22. [Plutarco De Vitioso pudore, princ., op. Tom. iI pag. 528. E.