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bellezza, poichè nessuno l’ignora, come pure ognuno sa che il labbro di lotto suol essere alquanto più tumidetto del superiore, onde fra esso e ’l mento formisi quella dolce cavità, che ajuta a dare a questo una più compiuta ritondezza. Ad una delle due belle statue di Pallade della villa Albani sporge un tantino in fuori il labbro inferiore, e serve a darle un’aria seria e grave. Sogliono le figure del più antico stile aver le labbra chiuse; ma non chiuse del tutto soglion essere sulle figure degli dei e delle dee, fra le quali principalmente Venere suol tenere alquanto aperte le labbra, come per indicare un languido desiderio ed amore1. Properzio esprime colla voce hiare la bocca aperta d’una statua d’Apollo esistente a’ suoi dì nel di lui tempio sul Palatino2. Ciò pure osservasi sulle figure eroiche3; ma nelle teste, che son ritratti di determinate persone, sogliono le labbra esser chiuse4, e tali sono senza eccezione in tutte le teste di Cesare. In alcune teste di antichissimo stile l’orlo de’ labbri è indicato da una linea incavata, e in altre è rialzato appena e come increspato; il che probabilmente è stato fatto affine di rendere il labbro sensibile nelle figure che doveano vedersi ad una certa distanza. Alcune poche figure ridenti, come qualche


Sati-


  1. Così fu fatta da Prassitele la citata sua Venere di Gnido, Luciano Amor. §. 13. T. iI. pag. 411.
  2. Hic equidem Phoebo visus mihi pulchrior ipso
    Marmoreum tacita Carmen hiare lyra.

    Lib. 2. eleg. 31. v. 5.
  3. Talora gli artisti hanno fatte le labbra semiaperte per esprimere il dolore, o l’orrore della morte presente, come si vede in molte antiche figure. [ Qui gli Editori Milanesi hanno preso occasione di parlare di una statua in marmo bianco rappresentante Andromeda legata ad uno scoglio, colle labbra semiaperte, dell’altezza di tre piedi. Essa è di un non ordinario lavoro; ma da quello, dalla sua integrità, e dalla qualità del marmo, in cui è scolpita, e da altre cose è stata riconosciuta per opera moderna da tanti uomini intendenti, e principalmente dai periti, che ne fecero la stima dopo la morte del signor conte di Firmian, che la possedeva in Milano, da dove in seguito è passata in Genova. Non potendo noi valutare più di quelle ragioni l’autorità del signor Wolkmann, che nel suo Ragguaglio storico-critico d’Italia Par. I. pag. 361. dando al lavoro di questa statua le più grandi lodi, la dice di greco scarpello; abbiamo omessa la figura, che i detti Editori ne davano qui appresso in fronte del libro VI.: surrogandole più adattatamente alla materia degli abiti la figura d’un basso-rilievo, in cui si rappresenta l’educazione de’ figliuoli, riportato, e spiegato da Winkelmann nei Monum. ant. ined. n. 184.
  4. Sono alquanto aperte in alcune teste di stile antichissimo rappresentanti personaggi illustri della Grecia, possedute dal signor cavaliere de Azzara.