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corda, ove questa è disposta in molti lunghi giri: di corda era pure, e attaccata alla suola, la parte che copriva il calcagno. Il coturno era una suola di grossezze diverse, ma generalmente era alta quanto è larga la mano: è quefto un distintivo della Musa tragica1, la cui statua nella villa Borghese ha un coturno alto ben cinque pollici di palmo romano. Dal coturno teatrale distinguer si dee quel de’ cacciatori e de’ guerrieri, che è una specie di mezzo stivaletto, e che la maggior parte degli scrittori2 confondono con quello. Soleasi allacciare il coturno con una coreggia, la quale, partendo dalla metà della suola, veniva a fissarsi sul mezzo del piede superiormente; ma questa stringa trovasi di raro nelle figure di divinità femminili. Si scorge però essa al di sotto della suola, ove questa parte è visibile, ed è particolare ciò che narra Plinio delle suole nella sedente statua di Cornelia madre dei due Gracchi, le quali erano senza la mentovata stringa3. Osserverò qui che in nessun antico monumento le suole o le scarpe hanno sotto il tallone quell’aggiunta che noi chiamiamo tacco, fuorché nella figura muliebre d’una pittura d’Ercolano4, in cui le scarpe son rosse, e ’l tacco colla suola di color giallo5. Questi tacchi chiamavansi καττύματα, ed erano formati di pezzetti di cuojo insieme uniti6.

[Aveano de’ fregi alla veste...] §. 6. Parlando degli ornati muliebri, dobbiamo distinguere quell’ornarsi che sol consiste nella leggiadra maniera di disporre e gettare i panni, o i veli, e formarne le pieghe, dai fregi che ai panni medesimi intessuti sono, ri-


H h h ij cama-


  1. Monum. ant. ined. Part. IV. cap. 9. §. 1. pag. 248.
  2. Scalig. Poet. lib. 1. c. 13., Pitt. d’Erc. Tom. I Tav. 4. num. 10, p. 18., & Tav. 35 num. 22.pag. 186.
  3. lib. 34. cap. 6. sect. 14.
  4. Si vede alto su di altri monumenti, e specialmente alle figure della Giunone Lanuvina, colle scarpe repande, nelle monete, e tra le altre nel rovescio di una della famiglia Procilia presso Begero Thes. Brandeburg. Tom.I. pag. 580.
  5. Pitt. d’Erc. Tom. IV. Tav.43.
  6. Schol. Aristoph. Equit. vers. 317.