Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/56

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che forse influì in seguito a fargli abbracciare la Comunione Romana1. Tale fu il suo genere di vita fino al 1756.

La vicinanza di Dresda, oltre il comodo che gli forniva di veder le copie delle opere antiche, aprigli pur il mezzo di far conoscenza coi più ragguardevoli letterati, la quale è generalmente più utile che la lettura de’ libri. Furon quelli i Cigg. Franke, Heyne, Hagedorn, Lippert ed Oefer. Il sig. Heyne allora bibliotecario del conte di Bruhl ed ora celebre professore dell’Accademia di Gottinga, avendo ne’ suoi studj il medesimo scopo di Winkelmann, cioè l'Antiquaria, avea seco stretta una sincera amicizia. La guerra del 1756. li divise, e ne interruppe anche il carteggio, cui più non ripigliarono, se non quando uno fu in Gottinga, e l’altro in Roma. Da lui e dagli altri prese Winkelmann molti lumi, comunicando loro le proprie cognizioni, e molto dovè principalmente all’ultimo.

Trovavasi allora a Dresda il nunzio pontificio di Polonia monsignor Archinto, patrizio milanese, poscia cardinale di. s. Chiesa, il quale avendo a Notheniz conosciuto e ammirato Winkelmann, giudicò che Roma farebbe stata il suo centro. Gli propose d’andarvi, né durò fatica a indurvelo, comechè questi vedesse tutt’i comodi che perdeva, e tutte le speranze a cui rinunziava, lasciando la Sassonia.

Winkelmann si determinò di portarsi alla capitale dell’Italia, ed abbandonò non senza dispiacere il conte di Bunau


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  1. Lo affermava egli medesimo, e che s. Gio. Crisostomo gliene avea dato il più forte impulso. Paalzou nella informe storia, che scrisse della vita del nostro Autore, attribuisce anzi la di lui conversione alla lettura dei libri degli scrittori gentili: motivo sognato, e meritamente deriso da Huber nella sua prefazione pag. XXIX. Questi poi, nella vita da lui scritta, pag. XLIX., la vuole piuttosto effetto di convenienza, e di fini umani: Il che dalla lettera di Winkelmann al conte di Bunau, alla quale si appoggia il signor Huber, non lo come si possa cavare ragionevolmente. Rilevo dall’attestato di monlignor nunzio Archinto, che li trova fra i di lui manoscritti, che abjurasse nel giorno 11. di giugno 1774. in Dresda.