Pagina:Storia delle arti del disegno II.djvu/150

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144 Progressi e Decadenza dell’Arte

δυνεύω οὖν πεπονθέναι νῦν ὅπερ ὁ Ζῆθος πρὸς τὸν Αμφίονα τοῦ Εὐριπίδου ); poichè anch’io possa a te dire quello stesso ch’egli al fratello suo diceva, cioè che tu trascuri quanto più dovrebbe importarti„. A quelle parole di Platone così scrive il di lui Scoliaste: „ciò si riferisce ad un passo della mentovata tragedia, ove ad Anfione dice Zeto„ :

Getta la lira, e le armi impugna.
Ῥίψον τὴν λύραν κέχρησο δὲ τοῖς ὅπλοις

Io sono pertanto d’opinione, che l’artista del nostro basso-rilievo abbia voluto esprimere nell’elmo messo in capo ad Anfione, come nella lira mezzo coperta, il momento in cui pare che seguir voglia del fratello suo i consigli. Non mi s’imputerà a colpa, io spero, questa digressione, con cui ho rischiarato Platone ed Orazio1, e possiamo così figurarci una scena almeno dell’Antigona d’Euripide, e s’è inoltre chiaramente spiegato un prezioso monumento dell’arte antica, e d’un artista romano.

[...col loro nome.] §. 5. V’ha pur delle opere di romani artefici col nome loro. Tal è una statua d’Esculapio nel palazzo Verospi assai mediocre, nel di cui zoccolo sta scritto ASSALECTVS, e nella villa Albani v’è un piccolo lavoro in rilievo2, ove un padre in abito senatorio siede su uno scanno coi piedi su una specie di predella: tiene nella destra il busto di suo figlio, e nella sinistra lo stecco da modellare usato dagli statuarj3: sta rimpetto a lui una donna, che sembra spargere dell’incenso su un candelabro; e vi si legge questa iscrizione:

Q. LOLLIVS . ALCAMENES
DEC . ET . DVVMVIR



Que-


  1. V’è anche Dione Grisostomo, il quale Orat. 73. in fine pag. 635. riporta lo stesso sentimento forse preso da Euripide medesimo, ma un poco più dettagliato: scrivendo cioè, che Zeto sgridava il fratello Anfione, perchè non voleva che attendesse alla filosofia, ed alla musica, trascurando così gli affari domestici; e aggiugnendo che la musica, che voleva introdurre, era assurda, e inutile.
  2. Vedine la figura a principio del Libro VII. pag. 5.
  3. Vedi sopra pag. 6.