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182 | Storia dell’Arte presso i Greci |
Teagene di Taso, che avea riportate 400. corone nei giuochi della Grecia1.
§. 21. Una delle più antiche statue di Roma, lavoro greco di questi tempi, è una Musa del palazzo Barberini, che tiene una così detta lira. Ha una grandezza al doppio del naturale, e porta tutti gl’indizj d’una sì remota antichità. Potrebbe questa ben essere una delle tre Muse lavorate da tre gran maestri; la prima, lavoro di Canaco sicionio, teneva due tibie; l’altra, opera d’Aristocle fratello di Canaco, aveva una lira, chiamata χέλυς e la terza, con una di quelle lire che diceansi βάρβιτος, era stata scolpita dal mentovato Agelada. Abbiamo queste notizie da un epigramma d’Antipatro 2, il quale può credersi quello nativo di Sidone, come rilevasi da un altro epigramma sulla statua di Bacco, che stava presso alla statua di un Pisone3; e siccome è altresì probabile che questa fosse in Roma, si argomenta che ivi egli vivesse, e ivi pur fossero le Muse, che gli hanno fornito il soggetto del mentovato epigramma4. Parlando de’ loro stromenti musicali, ho dato loro il nome di lira per mancanza di termini più proprj, tanto più che gli antichi stessi confondeano λύρα e χέλυς, e sì di questa che di quella dicean inventore or Mercurio, ed ora Apollo. E’ certo però che λύρα e χέλυς, ove lo stesso stromento non fossero, esser doveano almeno due stromentì molto somiglievoli. Fra le pit-
ture |
- ↑ Paus. lib. 6. cap. 11 . pag. 478.
- ↑ Anthol. lib. 4. cap. 12. n. 69.
- ↑ ivi num. 32.
- ↑ Dal nominare la statua di Pisone in quell’epigramma non inferirei così facilmente, che Antipatro vivesse in Roma; poichè con eguale facilità da un altro epigramma fatto da lui a Lucullo in nome degli abitanti di Tessalonica, per ringraziarlo di averli liberati da certi ladroni, potrebbe inferirsi, che vivesse in quella città. Questo epigramma è riportato dallo Scaligero Animadv. in Euscb. chron. ad ann. mdccccxli., pag. 152., ove osserva, che Antipatro viveva al tempi della guerra mitridatica. Si potrebbe piuttosto argomentare, che non stesse in Roma, dall’aver in quell’altro epigramma aggiunta al nome di Pisone la di lui nazione, o patria, chiamandolo ausonio; il che non pareva necessario per uno, che scrivesse in quella città. In secondo luogo mi farebbe credere, che stesse fuor di Roma, il dono, che mandò allo stesso Pisone, di una candela di forma particolare, della quale parla in altro epigramma inserito nella stessa Antologia lib. 6. cap. 10. num. 3.