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266 Storia delle Arti

primo fra loro, non solo accolse tutt’i greci artisti, ma eziandio tutti gli uomini di merito in qualunque genere, che abbandonata aveano la patria loro. Era fra questi Demetrio Falereo1, di cui parlammo pocanzi, e fra quelli Apelle il principe dell’arte greca2. Tolomeo e i successori suoi, che nella divisione del regno d’Alessandro avean avuta miglior parte che gli altri, erano perciò i più potenti e i più ricchi; e se possiamo credere ad Appiano Alessandrino3, tenevano in piedi un’armata di 200000. fanti, e di 40000. cavalli, con 300. elefanti addestrati alle battaglie, e 2000. carri falcati, oltre 1500. fra triremi e quinqueremi. Sotto Tolomeo Filadelfo, il secondo dei re greci in Egitto, Alessandria divenne a un di presso ciò che era stata in altri tempi Atene, poichè i più celebri letterati e i poeti greci lasciarono la patria loro per andar colà, ove la gloria e la fortuna invitavanli. Euclide di Megara v’insegnò la geometria, il tenero Teocrito vi cantò i suoi idillj nel dialetto dorico, mentre Callimaco con più sublime linguaggio vi celebrava gli dei. Dalla pomposa processione che fece quello re in Alessandria, argomentar possiamo quanto numero vi fossero gli artefici. Le statue vi si portarono in giro a centinaja, e nel gran padiglione per lui eretto in quell’occasione v’erano le statue in marmo di cento differenti animali, lavoro de’ più valenti artisti4. Tra tutti questi però non ci è pervenuto il nome di altri che di certo Satirio, il quale incise in cristallo l’effigie d’Arsinoe sposa dello stesso Tolomeo Filadelfo5.

[... e n’abbiamo de’ monumenti]

§. 18. Sotto i Tolomei, e anche sotto il primo di essi, vidersi in Egitto bellissime opere dell’arte greca scolpite su pietre egiziane, cioè in basalte ed in porfido, delle quali, tranne due figure, non si sono conservati che de’ rottami:


tali


  1. Diog. Laerzio lib. 5. segm. 78. Tom. I. pag. 308.
  2. Plinio lib. 35. c. 10. sect. 36. §. 14.
  3. Proœm. hist. pag. VI.
  4. Athen. Deipn. lib. 5. c. 6. pag. 196.
  5. Anthol. lib. 4. cap. 18. n. 4. vers. 3.