Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/152

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cuso di esporvi il parer mio, e giustificare nel tempo stesso la mia assertiva, forse a prima villa troppo coraggiosa.

§. 4. E’ vero, che le Roy al Tomo I. della sua opera intitolata: Rovine de’ più bei Monumenti della Grecia, alla parte I. pag. 35., e di nuovo al Tomo II, pag. 23. aveva scritto, potersi considerare l’architettonico ordine dorico in tre diverse età. Nella prima, o sia nella sua nascita, basso e tozzo a segno che l’altezza della colonna o non arrivasse a quattro diametri, o li superasse di poco, e questo metodo originale credette averlo scoperto in un tempio esistente non molto lungi da Corinto, ed in un altro dedicato a Teseo in Atene. La seconda età farebbe quella indicata da Vitruvio, allorchè l’ordine dorico ebbe la sua colonna di sei diametri; e la terza finalmente quando si rese più gentile, e furono alzate anche di vantaggio le proporzioni. Di queste due seconde età, come più recenti, non è del nostro argomento il ragionarne. Tutta la questione cade pertanto sulla prima, e se vero sia (contro quello che io ho sostenuto), che i Dori fabbricassero con un metodo diverso da quello, che assegna loro Vitruvio; ed avessero, avanti a questo, inventata una proporzione più bassa, più rozza, da riconoscersi come la prima originaria forma del greco fabbricare. Il Winkelmann adottò sulla fede d’un tale scrittore questo sistema, e lo inserì nel Trattato, che ora da voi si pubblica in italiano; e nell’adottarlo aggiunse al medesimo qualche peso maggiore, che non aveva, rendendolo se non vero, almeno verisimile. Io per contrario scusando il dotto tedesco, se in cosa di fatto credette doversi riportare ad un viaggiatore erudito, che aveva ocularmente osservate le fabbriche della Grecia, ed intendeva di darcene un esatto ragguaglio; ne pensai diversamente. Parvemi, che la descrizione de’ due tempi, sì di Corinto, come di Atene, avesse dovuto merita-


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