Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/207

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di   W i n k e l m a n n. 189

De vitiis, et virtutibus. Il secondo è il libro secondo d’un trattato intiero, e il terzo è il libro terzo di quest’opera citata. Si sono incontrati in questi tre volumi consecutivi composti dallo stesso autore, cioè da Filodemo, filosofo epicureo, coevo di Cicerone1, di cui Fabrizio nella Biblioteca Greca dà notizia2. Il volume della retorica pare anche da parecchie cassature, e correzioni, essere l’autografo dell’autore stesso. Di queste cassature darò qualche saggio in una notizia, che sto componendo adesso3. Non è stato un mero caso d’essersi dato di piglio a’ volumi dello stesso autore; perciocchè l’essersi scelti volumi di minor mole per isbrigarsi più presto, ed anche i più conservati, che si sono trovati appunto in un cantone della stanza mentovata, ha prodotto il buon effetto di cadere sopra i volumi d’uno stesso autore, collocati tutti insieme nello stesso luogo. Il primo, e secondo volume hanno tredici palmi di lunghezza; il terzo non arriva affatto a tanto; e quello, che si svolge ora, avrà sciolto sino a trenta palmi, e sarà probabilmente anche quello di Filodemo, se si può congetturare dal nome di Metrodoro epicureo, che vi ho letto, e che spesse volte con quello di Ermarco s’incontra ne’ primi tre. Di questo Ermarco vi è un piccolo bustino di bronzo nel museo reale4. Questi volumi sono commessi di pezzi di sei dita larghi, e aggiunti uno sopra l’altro in modo, che la giuntura ha due dita di larghezza. Molti sono voltati intorno ad un tubo tondo, e pertugiato, di ossa piuttosto, che di canna, a giudicarne dalla grossezza; ma ora non si distingue più la materia. La lunghezza di questa canna corrisponde a quella del volume,


e non


  1. Lo nomina De finib. lib. 2. cap. ult.
  2. Tom. iiI. lib. 3. cap. 33. pag. 814.
  3. Vuol dire la lettera sulle scoperte d’Ercolano al signor conte di Brühl, di cui parlammo nel Tomo I. pag. l. not. b., stampata nel 1762., pag. 82.
  4. Questo busto fu indi pubblicato nel Tomo 1. de’ Bronzi Ercolanesi Tavola 15., ed ivi si reca pure un pezzo dell’indicato papiro, ove si nomina Ermarco.