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l’immagine fatta da uno de’ gran maestri dell’arte1; e la stessa idea fu poi adottata da’ Campani vicini de’ Greci. Un Ercole giovane, e barbuto si rassomiglia nelle medaglie greche, e in quelle di Capua, e di Tiano nel museo del duca di Nova a Napoli, coll’iscrizione creduta erroneamente etrusca . . La testa della donna sedente2, nella stessa pittura non ha il bel contorno greco, e gli occhi spalancati sono troppo grandi per qual si voglia idea, che si voglia formare degli occhi di bue attribuiti da Omero ai volti femminini3. Le teste di Giunone in marmo non gli hanno così spaventati: e la vaga superficiale idea di Belon4, ripetuta da Buffon5, che i Greci fossero invaghiti d’occhi grandi, allegando le statue, i busti, e le medaglie, vuol essere più determinata. I disegni sul marmo6 pajono tutti quattro della stessa mano, ed il più conservato7 è col nome dell’artefice ΑΛΕΞΑΝΔΡΟΣ ΑΘΗΝΑΙΟΣ Alessandro ateniese8. Ma il più difficile in un disegno sono le estremità delle figure, le quali in verità sono in questo fatte con poca grazia particolarmente alle dita. Quello, che ne ha fatto il disegno, ha stimato meglio abbellirlo in questo particolare, che stare attaccato fedelmente all’originale. Le idee delle teste sono triviali. Nella parola ΕΓΡΑΦΕΝ, che succede al nome dell’artefice, sul rame è espresso Φ in vece di Ψ. Ho fatta una osservazione sopra le pitture, la quale può illustrare Celio Apicio De re culinaria, e Ateneo9. Nelle composizioni


del-


  1. Vedi loc. cit. pag. 232. n. 1. col. 2.
  2. Che dagli Accademici Ercolanesi al luogo citato si spiega per la dea Tellure.
  3. Nel Tomo I. pag. 365. Winkelmann parlando della bellezza degli occhi ha creduto, che Omero non parli dì occhi di bue. Certo è, che Aristofane Bisanzio preso Ateneo lib. 7. cap. 9. pag. 287. B., e Libanio Progymn. in laudat. bovis, oper. Tom. I. pag. 94. D. spiegano occhi di bue per occhi grandi; e così credo anch’io che debba intendersi Omero, che per dire occhi grandi, dica occhi di bue. Può giovare a quella opinione l'osservazione di Belon nel luogo da citarsi qui appresso, che in Grecia si chiamavano anche a suo tempo occhi ai bue gli occhi sì fatti.
  4. Observations faites dans ses voyag. liv. 3. chap. 37. pag. 199.
  5. Description du Cabinet Royal.
  6. ivi Tav. 1. 2. 3. 4.
  7. Tav. 1.
  8. Vedi Tom. iI. pag. 60.
  9. Ateneo scrive lib. 3. cap. 7. pag. 33. seg. che il limone non si mangiava, volendo forse dire al suo paese in Egitto; poichè cita