Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/328

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310 D i s s e r t a z i o n e

rum1, egressus in suo se iterum univit alveo, itaut in Via Lata, amplius quam duas staturas ejusdem fluminis aqua excrevisset, atque ad portavi beati Petri usque ad pontem Milvium aquæ descenderant juxta remissam vim ipsius fluminis reddidit2. Domos itaque evertit, agros desertavit, & evellens, & eradicans arbusta & segetes. Nam nec serere pars maxima Romanorum valuit ipso tempore, & per hoc imminebat tribulatio magna &c. Non minor afflizione avranno portata la grande carestia al tempo del Papa Sabiniano l’anno 604.3, ed


altra


  1. Io non intendo come da queste parole tutti generalmente gli scrittori abbiano potuto ricavare, che l’inondazione rovinasse il ponte d’Antonino. Io compatirei quelli, che ciò asserissero sulla lezione di tali parole, come la riporta il Baronio a quell’anno n. 8. Tom. XIII. p. 24.9.: pontem Antonini, ipsum evertens egressus; ma non so menarla buona al Muratori, e al Vignoli, i quali nella loro edizione d’Anastasio leggono come si legge in questa di monsig. Bianchini; e ciò non ostante il primo negli Annali a quell’anno 791. Tom. IV. par. 2. pag. 176., e il secondo nella nota a quel luogo, vi trovano la rovina di quel ponte. Il Vignoli vi aggiugne di più, che fosse il ponte, detto ora quattro capi, senza nessun fondamento; quando abbiamo da Capitolino nella vita di Antonino Pio, cap. 8., che questo principe rifece il ponte Sublicio. Se poi lo rifacesse di marmo, come sostiene il Venuti Accur. e succ. descriz. topogr. delie Ant. di Roma, par. 2. cap. 2. pag. 27. senza darne prova; o di legno, come pensa il Nardini Rom. ant. lib. 8. cap. 3. pag. 441., argomentandolo da una medaglia d’Antonino portata da Giovanni Sambuco in fine de’ suoi Emblemi, che ha nel rovescio un ponte di legno, rifatto poi da qualchedun altro in pietra, come aggiugne lo stesso Nardini, oppure che fosse fatto anche prima di pietra da Emilio Lepido, come vuole il Marliano Topogr. urb. Romæ, lib. 5. cap. 14., lo diremo meglio qui appresso. Per la questione presente, Anastasio altro non vuol dire, se non che le acque uscite dal loro letto avendo scorso tutta la città sino al ponte di Antonino, il quale non può edere altro se non il Sublicio, detto poi Emilio, ed Antonino dai restauratori, sì per l’autorità di Capitolino, e sì per il piano di Roma, che là finisce, atterrarono le mura della città poco distanti, e si riunirono colle altre acque del fiume. Non saprei di quale altro muro si possa intendere Anastasio, se non era qualcuno sulla sponda del fiume, che impedisse il suo corso. Del muro, che faceva sponda al ponte noi crederei, perchè lo scrittore dice, che queste acque dopo aver rovinato il muro, uscite si riunirono colle acque del fiume: uscite vuol dire dalla città, non uscite dal ponte, o dalle sue sponde, che sarebbe ridicolo il dirlo; e non poteva dirsi, perchè arrivate al ponte già doveano essere unite colle altre del fiume, e insieme al più avrebbero fatta quella rovina del ponte. Oltracciò Anastasio poco prima, e più altre volte dice muri semplicemente le mura della città.
  2. Siccome il Vignoli al luogo citato varia in alcune cose da quella lezione del Bianchini, stimo bene di aggiugner qui anche la sua lezione, num. 94.. Tom. ri. pag 232.: In vicesimo præfati eximii Pontificis anno mense decembri, quintadecima indictione fluvius Tyberis a suo egressus alveo intumescens sese per campestria dedit: qui & præ nimia inundatione per portam, qui dicitur Flaminia, ingressus est, ipsam a fundamentis evellens portam, atque ad arcum, qui vocatur Tres Falciclas eam deduxit. Interea & muros in aliquibus transcendit locis, atque ultra basilicam sancti Marci regirans per porticum, qui vocatur Pallacinis, per plateas se extendens usque ad pontem Antonini, ipsum evertens murum egressus est, & in suo se iterum univit alveo; itaut in Via Lata amplius quam duas staturas ejusdem fluminis aqua excrevisset, atque a porta sancti Petri usque ad pontem Molvium aquæ se distenderent juxta remissam vim ipsius fluminis se dedit. Queste, e infinite altre varianti dei codici d’Anastasio fanno vedere quanto poco sia da fidarsi delle denominazioni, che vi si leggono, come i dotti hanno già osservato. Del Pallacinis ne parleremo appresso.
  3. Anastasio nella di lui vita, sect. 114. pag. 116.