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sembra al sig. Cavalier Boni piuttosto difettosi per una licenziosa combinazione di membri architettonici, che per eccesso degli ornati; mentre non vi scorge un membro intagliato; e per ornato, rigorosamente parlando, non vi è che una maschera, ed un festone. Avete intesò?
Per la parte mia, che è di non avervi saputo far fare queste, ed altre belle riflessioni, io me ne sbrigherò con poco, scusado la mia mancanza. Io sono semplice letterato, per derisione del sig. Cavaliere: dunque non potevo difendere Michelangelo; imperocchè la vostra critica non cade sulla vita, o sul numero delle opere di quel genio restauratore delle belle arti, o sui luogo, dove stanno; ma sulla qualità, e sul merito delle opere stesse riguardate con occhio di architetto, e di architetto, che debbe essere fornito di quella profonda dottrina architettonica, che il sig. Cavaliere ha saputa radunare, e mettere in vista specialmente a quei giovani architetti, che il gusto dell’antico riconduce sul bon sentiero. Come semplice letterato potevo anzi fare non una mancanza di omissione, ma di commissione, che farebbe stato peggio. Potevo recare a vostra difesa il giudizio simile al vostro, e più esteso, che fa del gusto di Michelangelo negli ornati il sig. Milizia, il di cui senno nel discoprire i difetti delle opere dell’arte è troppo rinomato. Egli scrive in fine della vita del grande, non minuto, architetto, che negli ornati ei si prese delle gran licenze, uscì spesso di sotto alle buone regole, e mostrò un certo che di bizzarro e fiero, che è stato il suo predominante carattere nella pittura. Forse contro di lui ancora avrà voluto il sig. Cavaliere dirigere le sue lagnanze, e ragioni. Ma io torno adire, che da semplice letterato me ne cavo fuori; e lascio che due architetti bravi teorici se l’aggiustino fra di loro come credono.
Oltre i riferiti pretesi errori, e difetti di Winkelmann, sig. Cavaliere eruditissimo, alcuni altri ne avete saputo rilevare, che sono verissimi. Ma cui bono? vi si potrebbe dire in due parole. Perchè annojare i vostri leggitori con delle ripetizioni inutili? Io già gli avevo avvertiti tutti nelle mie note. Avevo osservato1, che le cupole antiche erano diverse dalle moderne: che la proporzione di sette diametri nelle colonne d’ordine dorico era già comune al tempo di Vitruvio2. Così dirò del capitello di s. Lorenzo fuor delle mura, delle colonne del palazzo Massimi, e di tutte le altre cose da voi ripetute, che già avevo scritte io, come mi fate l’onore di sottoscrivere. In vece di rimettere in vista degli errori, e delle congetture non fondate del nostro Autore, il saper le quali da voi in un giornale nulla deve importare a chi legge l’opera di Winkelmann, perchè ve le osserva notate in pie di pagina; a chi non la possiede bastava l’accennare, che alcune, o molte cose vi sono state corrette dall’editore, come avevate più volte detto generalmente; sarebbe stato più lodevole, e più utile il riferire qualcheduna delle tante belle cose, che vi sono, e che non avete saputo ne lodare, nè biasimare.
Vediamo ora, sig. Cavaliere, quanto più felicemente siate riuscito nel fare delle osservazioni sopra varie cose scritte da me nelle note, e nell’indice dei rami. Comincierò da quella, che voi mostrate di avere propo-