Pagina:Storia di Milano I.djvu/228

Da Wikisource.

pugna ex utraque parte: fortissimi caeduntur milites, nec hi vincuntur nec illi. Videns autem praedictus princeps se eis sufficere non posse, ad Regem Bohemiae plurimos mittit nuncios, rogans ut ei sua subveniat militia; dice poi che il re accorse co’ suoi, e piombò addosso ai Milanesi: Mediolanenses pro libertate adversariis suis fortissime resistunt; ex utraque, parte fortissimi caeduntur milites. A vespertina hora usque ad crepusculum durat praelium. Mediolanenses tandem, plurimis amissis, et captis, Bohemorum ictus non valentes sustinere, inter muros se retrahunt, quos Bohemi victores, usque ad ipsas portas caedentes, insequuntur. Interea nox praelium dirimit. Questo autore era presente, quindi il di lui racconto pare più verisimile; poichè di notte non poteva tentarsi un’operazione, quando si combatteva, come allora, in mischia. Altra uscita fecero i Milanesi per testimonianza dello stesso autore tedesco e panegirista dell’imperatore Federico, contro il duca d’Austria, che s’avanzava per attaccare una porta della città: Mediolanenses quippe, molitiones nostrorum praesentientes, ignominiam judicabant, si pares, imo plures multitudine, minori animo venientibus non occurrerent: e allora pure furono respinti. La più fortunata azione ce la descrive lo stesso Radevico, quando uscirono i Milanesi contro una schiera di mille volontari, comandati dal conte Ekeberto di Butene, che, dopo un ostinato conflitto, vennero fugati coll’uccisione del conte e di varii altri nobili imperiali. Osserva però lo stesso Radevico, come dalla porta che era bloccata dall’imperatore (ed era quella del Buttinugo, ora detto Bottonuto, e