Pagina:Storia di Milano I.djvu/309

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Faenza e Bergamo. Se ne partì sdegnato da Cremona, e immediatamente andossene a Borgo San Donnino, ed ivi dal vescovo d’Ildeseim fece scomunicare le città che non erano comparse alla indicata dieta generale. Federico II andò poi nella Sicilia, indi in Terra Santa; nè gli avvenimenti e le relazioni che passarono fra il papa e lui appartengono al mio proposito. Enrico, re de’ Romani, si ribellò al padre. Spedì a Milano lettere ed ambasciatori. I Milanesi si collegarono con lui. Venne Enrico superato dal padre, e finì i giorni suoi in carcere. Quest’ultima azione de’ Milanesi determinò più che mai lo sdegno dell’imperatore Federico II a nostro danno. Egli entrò dalla Germania nella Lombardia con un’armata, alla quale si unirono le forze d’Ezelino da Romano. (1237) L’anno 1237 l’armata imperiale, che aveva già devastate le terre dei Mantovani, de’ Veronesi e Vicentini, si accostò a Brescia per soggiogarla. I Milanesi, che avevano più volte ottenuta la fedele assistenza dei Bresciani, non tardarono a marciare al loro soccorso. I militi di Vercelli, di Alessandria e di Novara si unirono con noi; e il comandante era Enrico da Monza. Il nostro comandante fu uomo di talento nello scegliere il campo, poichè si collocò in un luogo del Bresciano detto Minervio, avendo avanti la fronte un fiumicello profondo e un terreno paludoso, per cui il nemico non poteva venire a noi; e così con un’armata inferiore di forze, pose l’imperatore nel caso di non poter tentare cosa alcuna sopra la città di Brescia, senza temerci ai fianchi. L’imperatore, in fatti, abbandonò l’impresa di Brescia, e si rivolse ad altro progetto. La stagione era già inoltrata: eravamo già in novembre. L’imperatore, congedati alcuni militi poco sicuri, fece credere di volersene andare a Cremona