Pagina:Storia di Milano I.djvu/460

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ben rare volte si esponevano; ma affidavano anzi ai loro figli o cugini od altri estranei il comando. La sconfitta di Casorate però non tolse la speranza ai collegati, dai quali non si risparmiavano maneggi. Il papa non vedeva punto con indifferenza il gran potere de’ Visconti, e sopra tutto da che Bologna era un oggetto delle loro pretensioni; il che ottenendo essi, era aperta loro la strada a nuovi acquisti sulla Romagna. Ai Genovesi non era men gravosa questa estera dominazione sulla loro città, in prima libera, e già illustre per imprese marittime e per ricchezza. Il papa, i Genovesi, gli Estensi, il marchese di Monferrato e i Gonzaghi facevano causa comune. Già Bologna, siccome accennai, si era staccata. Genova fece lo stesso; e il giorno 17 di novembre 1356 si dichiarò libera, e creossi un doge, che fu Simone Boccanegra. (1358) Dopo ciò, seguirono varii piccoli fatti d’armi sul Milanese; ma le cose de’ fratelli Visconti non prendevano buona piega; onde furono costretti, cedendo Asti e Pavia al marchese di Monferrato, di cercare la pace, la quale fu stabilita il giorno 8 di giugno dell’anno 1358.

Non era piccol discapito per Barnabò e Galeazzo l’avere, ne’ primi quattro anni del loro regno, perduto Bologna, Genova, Asti e Pavia. Questa ultima città singolarmente doveva premere a’ due fratelli; poichè a venti miglia di Milano non potevano vedere, senza inquietudine, domiciliata una guarnigione di nemici. Ma nemmeno conveniva mancare apertamente alla fede d’una pace appena giurata, senza una superiorità di forze che ne imponesse alla opinione dei popoli. Le fazioni interne di Pavia fecero quasi spontaneamente nascere l’occasione, e Galeazzo Visconti la seppe cogliere. Il fatto ce lo riferisce l’Azario. Il marchese di Monferrato,