Pagina:Storia di Milano I.djvu/503

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L’armata francese si portò rapidamente sotto di Alessandria, città munita di valido presidio, comandato da quel Jacopo dal Verme che aveva fatto prigioniere Barnabò. I Francesi si presentarono con insulto, deridendo, provocando, ed invitando se avevano coraggio di venir fuori que’ poltroni Lombardi. Si vide poi che è più facile l’oltraggiare che il vincere. Uscì Jacopo dal Verme il giorno 25 di luglio dell’anno 1319, e, per risposta, prese il conte di Armagnac prigioniere, e tutti que’ Francesi che non rimasero sul campo. Così terminossi quella spedizione; e il conte ben presto si accomodò colla Francia, facendole sperare di sottomettere colle sue armi Genova, e darla a quel re; il che poi non avvenne. Il conte per altro sembrava affezionatissimo ai Francesi. Ei si faceva pregio della contea di Virtù, che era un piccolo feudo della Francia nella Sciampagna, portatogli in dote dalla prima moglie Isabella, figlia del re di Francia Giovanni II. L’essere stato sino dalla fanciullezza unito con una amabile principessa di Francia, gli aveva lasciata quella propensione. Il conte, nell’anno 1387, maritò Valentina Visconti, l’unica sua figlia, a Luigi duca di Turrena e conte di Valois, fratello del re di Francia Carlo VI. Le sborsò quattrocentomila fiorini d’oro per sua dote, e le assegnò pure in dote Asti, e tutte le terre e castelli del Piemonte. Di più, volle riservare a lei ed a’ suoi figli la ragione di succedere negli Stati suoi in mancanza di successori maschi legittimi e naturali; poichè allora non per anco ne aveva: di che erasene incolpata la stregoneria del signor Barnabò, come dissi. Questa riserva di successione fu poi cagione funestissima di miseria e rovina allo Stato, allorchè, centododici anni dopo, il re di Francia Lodovico XIII (