Pagina:Storia di Milano II.djvu/133

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Gli Sforzeschi saccheggiarono le case del castellano traditore Bernardino Corte e de’ Trivulzi. Messer Erasmo Trivulzio si avventurò di presentarsi al duca, chiedendogli perdono. Il duca, innasprito dalle vicende, lo condannò ad esser chiuso nel forno di Monza, cioè nel carcere orrendo fabbricato e sofferto da Galeazzo I. Ma il cardinale Ascanio, più saggio, persuase al duca di non usare la vendetta. Il tempo era quello più che mai di acquistarsi gli animi colla benignità e col perdono.

Dee cagionar maraviglia il vedere come senza spargersi quasi sangue umano, ritornassero gli Sforzeschi ad impadronirsi di Milano, e ne scacciassero i Francesi. Vero è, com’è notato più sopra, che l’armata francese erasi indebolita per la spedizione dell’Allegre; vero pure è che sedicimila Svizzeri e mille corazzieri tedeschi s’erano uniti allo stipendio del duca Lodovico; che non mancava il duca nè d’artiglieria nè di corrispondenti munizioni: ma pure potevasi disporre colle truppe francesi un campo e disputare almeno l’ingresso nel Milanese allo Sforza. Ciò non si fece per le rivalità consuete fra i primi generali e ministri. Gian Giacomo Trivulzio era, come si è detto, luogotenente del re e governatore. Ma i primari Francesi, mal sofferendolo, attraversavanlo in ogni cosa. Il conte di Lignì, uomo di somma autorità nella guerra,