Pagina:Storia di Milano II.djvu/180

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un sovrano, di un vescovo, di un innocente. Gli uomini presso a poco son sempre stati gli stessi; ma questo presso a poco è il vantaggio della generazione vivente. Invidii chi non sa la storia i tempi antichi. Benediciamo Dio, di vivere in un secolo in cui le passioni e i vizi degli uomini sono (almeno in apparenza) meno atroci, e meno sfacciatamente insultano la virtù. Racconta il Prato che il duca Massimiliano, vedendo il duca di Bari Francesco (questi era fratello minore del duca, che regnò dopo lui; ed il titolo di duca di Bari nella casa Sforza era proprio del secondogenito) starsene pensieroso, appoggiato ad una finestra, improvvisamente se gli avventò dicendogli: Monsignore, io so che voi mirate a farvi duca di Milano; ma cavatevelo dalla fantasia, che io vi prometto da leale signore che io vi farò morire. A tale minaccia, senza dubbio non meritata, rispose il fratello colla riverenza ch’ei doveva al suo signore; ma il duca, sospettoso, ingiusto, depresso, timido, violento, non meritava certo di essere sovrano.