Pagina:Storia di Milano II.djvu/227

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Francesco Sforza le fortezze acquistate dai Francesi, il che toglieva dalla opinione l’inquietudine che un monarca troppo potente occupando il Milanese nol ritenesse, e li rendesse confinanti d’una terribile sovranità. Tutto ciò mosse i Veneziani a collegarsi coll’Imperatore, col papa Adriano, Francesco Sforza, i Fiorentini, i Sanesi e i Lucchesi. S’obbligarono a somministrare seicento uomini d’armi, altrettanti cavalleggieri e sei mila fanti per la difesa dello stato di Milano; e Carlo V si obbligò a difendere tutte le possessioni de’ Veneziani nell’Italia. Tal confederazione seguì nel mese di luglio del 1523.

La duchessa d’Angouleme voleva che si ricuperasse il ducato di Milano, come lo bramava pure il Re; ma voleva che l’onore di quest’impresa venisse accordato all’ammiraglio Bonivet, e il Re al solito accondiscese. Trenta mila fanti e due mila uomini d’armi furono posti in marcia sotto il comando di Bonivet, creatura della duchessa d’Angouleme; e questo Bonivet fu poi cagione della totale irreparabile rovina de’ Francesi, e della prigionia dello stesso Re, siccome vedremo. Il vecchio generale de’ collegati Prospero Colonna, non trovandosi forte a segno di sostenere l’impeto di quest’armata che s’incamminava verso del Milanese, divise ne’ presidj i soldati. Diè Pavia da comandare al Leyva, per sè tenne il comando di Milano. Mentre si disponeva questa invasione, il duca Francesco Sforza fu in pericolo colla sua morte di lasciare più libero il campo alle ragioni del Re di Francia; poichè venendo egli da Monza a Milano a cavallo, ed avendo ordinato alle sue