Pagina:Storia di Milano II.djvu/246

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aveva superati coraggiosamente i nemici, ora erasi limitato a sgombrare il fiume Po da ogni comunicazione co’ Francesi. Non mi è accaduto di trovare che alcuno degli scrittori avesse la medesima curiosità. Quindi o convien supporre che gl’Imperiali per gelosia e sospetto non lo bramassero, ovvero ch’egli non vedesse di sua convenienza il trovarsi in un esercito, nei suoi Stati, senza averne il comando, e senza nemmeno avere il titolo di generale al servigio di Cesare.

Ai sovradetti indebolimenti dell’armata francese aggiungasi che Sant’Angelo sul Lambro era presidiato da ottocento Francesi, sotto il comando di Pirro Gonzaga, e da ducento cavalieri. Fu preso d’assalto; e il marchese di Pescara fu il secondo che ascese le mura, ed ebbe l’abito forato da due archibugiate; la guarnigione uscinne disarmata, coll’obbligo di non servire per un mese. Casal Maggiore era occupato da’ Francesi sotto il comando di Giovanni Lodovico Pallavicino, che lo presidiava con duemila fanti e quattrocento cavalli. Alessandro Bentivoglio, alla testa di un corpo d’Italiani fece, con un fatto d’armi, prigioniero il Pallavicino, caduto da cavallo, e disperse affatto il presidio francese. Prima che si avanzasse l’armata cesarea a Pavia, conveniva, assicurarsi le spalle e non lasciar dietro i Francesi in que’ due luoghi, d’onde difficoltavano le provvisioni. Se i Francesi avessero avuta la stessa precauzione, non si sarebbero inoltrati a Pavia, lasciando presidiata Alessandria da Gaspare del Maino, il quale, siccome ho accennato pocanzi, battè e disarmò un corpo di duemila soldati, che erano in marcia venendo dalla Francia per unirsi al re. Oltre a questi primi danni, cioè al distacco del Principe Stuardo di Scozia, spedito