Pagina:Storia di Milano II.djvu/294

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armi e ventiseimila fanti. Passò questi le Alpi con apparenza di liberare il papa; ma si trattenne in Lombardia, prese Alessandria e Vigevano, e s’impadronì della Lomellina. Genova pure ritornò a’ Francesi, che ne affidarono il comando al maresciallo Teodoro Trivulzio. Tutte le altre fortezze erano rimesse nelle mani di Francesco Sforza, perchè i Veneziani e gli altri collegati non avrebbero tollerato che rimanessero in potere de’ Francesi. Lautrec pose l’assedio a Pavia. Il conte Lodovico Barbiano di Belgioioso la difendeva con diecisette bandiere d’Italiani, ma non complete, e tutti non formavano più di mille combattenti. Lautrec batteva la parte più forte, cioè il castello, affine di prendere tutto in un sol colpo. I cittadini pavesi odiavano i Francesi, e combattevano come soldati. Respinsero tre assalti con gloria, e nove insegne tolsero ai nemici. Il conte Lodovico ne rese informato il comandante supremo don Antonio Leyva, che governava Milano, e quello gli mandò a dire, che avendo fine a quell’ora riportato tanto onore e gloria contra i nemici, gli pareva ben fatto, e così lo consigliava, anzi gli comandava, per aver lui pochissima gente in aiuto della difensione di essa città, che vedesse col miglior modo che avesse saputo ritrovare, di lasciare la città in preda ai nemici, uscendone lui con la sua gente a salvamento; suadendoli ancor questo per il meglio con questa ragione, che, saccheggiando i nemici la città di Pavia, si sarebbero poi