Pagina:Storia di Milano II.djvu/67

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La figura del duca era sommamente dignitosa. Negli atteggiamenti era elegante e nobile senza studio alcuno. La statura era più grande della comune degli uomini; e guardandolo alla fisionomia sola del volto, ognuno ravvisava in lui un uomo nato per comandare. Non vi fu chi lo superasse mentre fu giovine nella robustezza, ovvero nella agilità. Fu pazientissimo d’ogni disagio, caldo, freddo, fame, sete: tutto sopportava con volto sereno. In faccia al nemico non palesò mai, non che timore, ma nemmeno inquietudine; nè mai si mostrò dolente per le ferite che riportò. Abitualmente visse sobrio in ogni cosa, moderato alla mensa, sempre semplice e frugale. Amava di pranzare in compagnia; ed oltre ai commensali, lasciava a moltissimi la libertà di visitarlo mentre era a mensa, ed ascoltava quanto ciascuno voleva esporgli con pazienza e bontà. Poco dormiva, ma quel poco non mai lo perdè, nè per animo turbato, nè per rumore alcuno: dormiva in mezzo a qualunque strepito. Egli era dotato di un ingegno penetrante e di una esimia prudenza, per modo che niente intraprendeva se prima diligentemente non l’avesse esaminato; ma poich’era deciso, con mirabile magnanimità e celerità incredibile l’eseguiva. Malgrado la scostumatezza di quei tempi egli fu sempre alieno dal disordine, nè si lasciò sedurre alla lascivia. La virtù signoreggiollo per modo, che negli avversi casi non s’avvilì giammai; e quanto più gli venne prospera la fortuna, tanto più modesto mostrossi ed incapace di usar contumelia a’ nemici; anzi nel corso intero di sua vita non si vendicò mai. Testimonio ne fu il conte Onofrio