Pagina:Storia di Milano II.djvu/72

Da Wikisource.

Del governo del quinto duca Galeazzo Maria Sforza, e della minorità del duca Giovanni Galeazzo Maria, sesto duca

Quando uno Stato, anche vasto, sia accozzato insieme con male arti, con sorprese, con insidie, con tradimento, al morire del sovrano cessa il timore ne’ sudditi e ne’ vicini; e per poco che il successore sia debole o mancante d’artificio, si scompone, siccome avvenne della signoria che radunò il primo duca Giovanni Galeazzo. Ma quando per lo contrario la dominazione s’acquisti col valore personale, e si innalzi colla generosità delle virtù del sovrano, e siavi stato tempo bastante per imprimere nel cuore degli uomini la riverenza e l’amore che l’eroismo fa nascere, ancora dopo spento l’eroe, l’ammirazione e l’affezione de’ popoli aiutano il figlio, come parte viva di lui, e malgrado i difetti e la poca somiglianza che egli abbia col padre, lo coprono colla di lui gloria. Così accadde al nuovo duca Galeazzo Maria, il quale poco imitò il magnanimo suo padre. Uno de’ primi fatti di Galeazzo lo svela. La duchessa Bianca Maria, di lui madre, si era sempre dimostrata ottima moglie, ottima madre, donna di senno, di cuore e di mente non comune. Il duca Francesco perciò l’aveva onorata ed amata sommamente. Galeazzo doveva doppiamente il ducato di Milano a lei, e per nascita, e per l’accorgimento col quale aveva dirette le cose alla morte del duca Francesco; giacchè, qualora non vi fosse stata alla testa della signoria una donna del merito di lei, difficilmente Galeazzo Sforza, assente,