Pagina:Storia di Milano II.djvu/86

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temendo di essere arrestato, si avventurò a passar l’Adda, e vi si affogò cadendo da cavallo, il che avvenne l’anno 1477. Egli aveva 18 anni; il di lui cadavere si ritrovò poi, e venne tumulato in Duomo. Simonetta fece formare un processo della sedizione, e risultò che gli zii del duca avevano tramato di togliergli lo Stato. Indi vennero relegati, Sforza, duca di Bari, nel regno di Napoli, Lodovico a Pisa, ed Ascanio a Perugia.

Sforza, trovandosi nel regno di Napoli, mosse il re Ferdinando in favor suo e de’ fratelli; e naturalmente la principessa Ippolita, sorella de’ relegati, vi avrà contribuito. Il re Ferdinando di Napoli animò i Genovesi a sottrarsi e prendere il partito degli esuli fratelli; animò gli Svizzeri a fare delle incursioni nel Milanese; Sforza duca di Bari, malgrado la relegazione, da Napoli passò nel Genovesato, ed ivi morì. (1479) Il ducato di Bari dal re di Napoli venne infeudato a Lodovico Sforza, detto il Moro, il quale con ottomila combattenti da Genova s’innoltrò nel Milanese, ed occuponne tutta la porzione sino al Po. Ciò accadde l’anno 1479. Lodovico però faceva dovunque gridare: viva il duca Giovanni Galeazzo, e protestava di aver mosse le armi in soccorso del nipote per liberarlo dalla tirannia del Simonetta e da’ cattivi consiglieri. Il duca era fanciullo di dieci anni. La duchessa Bona era una bella principessa, e non per anco avea passata l’età della debolezza, ed era più donna che sovrana. Eravi alla corte certo Antonio Trassino, ferrarese, uomo di bassi natali, e stipendiato come scalco; giovane però di ornata ed elegante figura, al quale la duchessa senza riserva confidava tutto ciò che si faceva dal Simonetta e nel consiglio. Il Simonetta, sendosene avveduto, trascurava quell’indegno favorito;