Pagina:Storia di Milano II.djvu/96

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tal modo Carlo VIII la quiete interna, si dispose a passar le Alpi. Lodovico il Moro era un usurpatore, ma lo era grandiosamente. Egli si era sottratto alla morale, ed erasi scelta per giudice quella funesta ragion di Stato, che suol preferire i misfatti illustri alla oscura virtù. Arbitro fra l’imperatore e il re di Francia, dà una nipote per moglie al primo; fa passare il re nell’Italia. La scena ch’ei rappresentò sul teatro di Europa, è da monarca assai superiore alla condizione di un semplice duca di Milano. Poichè il re Ferdinando di Napoli vide il fulmine che stavagli imminente, spedì a Lodovico il Moro Camillo Pandone, pregandolo acciocchè volesse allontanare il re Carlo dalla impresa, e promettendogli di essere pronto dal canto suo a guarentire a Lodovico tutto quello che più gli fosse piaciuto pel Milanese. Il conte Carlo di Belgioioso da Parigi volò in cinque soli giorni nella Lombardia; ed a nome del re di Francia venne a proporre a Lodovico una perpetua confederazione, offerendogli anche il principato di Tàranto. Ma il saggio conte, da ministro fedele, cercò di sconsigliare Lodovico, mostrandogli l’incertezza della impresa e il pericolo dell’Italia e suo, qualora mai riuscisse. Lodovico, accettando i consigli del conte e le offerte del re Ferdinando, avrebbe potuto gloriosamente usurpare il dominio; egli volle nondimeno persistere nel primo impegno. Perchè poi ricusasse quell’ottimo partito e preferisse una guerra pericolosa al godimento tranquillo dello Stato, non lo dice la storia. Forse egli non si fidò del re Ferdinando, nè