Vai al contenuto

Pagina:Storia di torino v1 cibrario 1846.djvu/202

Da Wikisource.
194 libro terzo

del viver suo, essendo morto a Nicosia di Cipro mentre tornava in Occidente nell’anno 1148.

Nè potè racquistare la signoria di questa bella città Umberto iii succeduto al padre in tenera età, il quale dall’indole propria e dalla tutela del santo vescovo Amedeo d’Altariva non attingeva spiriti bel­licosi, se non quanto era indispensabilmente richie­sto al suo dover di sovrano; e che cresciuto in età non fu mai molto accetto all’imperadore Fede­rigo Barbarossa, principe d’ambiziosi e smisurati concetti, di volontà assoluta e d’indole in somma troppo aliena dalla sua.

Questo monarca era uno di quelli i quali non ammetteano prescrizione fuorché per le tasse fiscali le quali, una volta introdotte con ragione precaria e per un momentaneo bisogno, mettean radice e duravano perpetue; ma che in quanto alle libertà, agli acqui­sti, alle prerogative de’ popoli negava ogni autorità al trascorso del tempo, ai fatti quietamente consu­mati per l’incessante progredir del pensiero, a cui segue più o men lento, ma inevitabile, l’alto con­forme; e con uno squillo di tromba ed un bando si pensava di poter richiamar le cose allo stato in cui erano uno o due secoli prima. Per tener dietro a questo vano concetto si diè ad abbassare i grandi comuni, a favorire i piccioli, a spogliare i principi che possedeano terre o castella che aveano ap­partenuto alla Chiesa, e ad investirne i vescovi, dei