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Pagina:Storia di torino v1 cibrario 1846.djvu/442

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434 libro sesto

gli altri a Francia; e molti de’ più notabili ed in­ fluenti tenendo onori o pensioni dall’una o dall’altra corona.

A questa generale dissoluzione richiedevansi validi rimedii. Gran senno, grande autorità, grande energia e perseveranza di volontà aver dovea chi intrapren­desse a riunire varii popoli in uno Stato, a renderlo nell’interno ordinato e tranquillo, a fortificarlo pel caso di nuova guerra contro agli esterni nemici. For­tunatamente bastava a tanta mole il senno e l’animo d’Emmanuele Filiberto.

Egli era inclinato ai governi stretti, sia per indole propria, sia per la qualità di capitano, e di capitano vittorioso, sia perchè uscito dalla scuola di Carlo Quinto, sia perchè conosceva non essere a quella corruttela altro rimedio, che l’uso moderato e sapiente dell’autorità dittatoria.

Prodigioso, piuttostochè raro, è il successo che ottenne in circa vent’anni di regno, adoperando l’au­torità, la preponderanza del proprio senno, rara­mente la minaccia, non mai la violenza, nè l’acer­bità, che sarebbero tristi modi a far il bene. Riformò i costumi, provvide di religiosi educa­tori la gioventù, represse l’eresia, sicché non dif­fondesse più largamente il suo veleno; rinnovò l’uni­versità, ed egregi lettori vi chiamava da tutta Italia; fondò una pubblica biblioteca, dove, come in un teatro di tutte le scienze, trovasse dégno pascolo la