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Pagina:Storia di torino v1 cibrario 1846.djvu/467

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capo terzo 459

in Piemonte colle forze di Spagna, sicuri di trovarvi non solo numerose simpatie, ma partigiani operosi e devoti. La reggente per assumere la tutela aveva invocato gli antichi esempli della R. Casa, e la vo­lontà del duca suo marito. Essi poteano similmente invocar i medesimi esempli ond’esserne partecipi, ed ebbero torlo di volervi aggiungere un decreto im­periale che a loro la conferiva. Se non che siffatti or­dini Cesarei, estesi colla usata pomposa solennità di vocaboli, non pregiudicavano l’indipendenza nazio­nale, perchè aveano quel tanto sol d’efficacia che loro si volea concedere, laddove i segreti ed i palesi comandi del Richelieu, poteano talvolta con lagrime e tremore essere indugiati, ma erano quasi lutti ob­bediti.

La prima terra fortificata che venne alle mani, dei principi fu Chivasso. Il principe Tommaso l’ebbe per sorpresa. Allora si recarono a sua divozione Ivrea, Biella ed Aosta: poi Asti e Trino. I coman­danti dopo d’essersi difesi con maggiore o minor costanza passavano sotto gli stendardi de’ principi. Frattanto Richelieu, invece di soccorrere la reggente, accusando le genti di Savoia di tradimento, volle aver nelle mani Carmagnola, Savigliano e Cherasco. Il conte Filippo d’Agliè, principal ministro e confi­dente di Cristina, s’oppose con nobil fermezza. Onde cadde in disgrazia di Richelieu, e se la reggente non alzava la voce, minacciando di prendere il velo,