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Pagina:Storia di torino v1 cibrario 1846.djvu/475

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libro sesto, capo quarto 467

con singolare destrezza in quel pericoloso ufficio, abbondando coll’imperioso Ludovico xiv in termini d’ossequio e di gratitudine, e soprattutto di confi­denza, ma schermendosi da’ suoi consigli insidiosi, dalle proferte d’aiuti, e mantenendo intatta alla sua Signora, ed allo Stato di Savoia la dignità di so­vrano e l’indipendenza. Nove anni durò la reggenza di Maria Giovanna Battista, la quale segnalò il suo governo con utili instituzioni, con molte buone leggi; e sebbene fin dal 1679 Vittorio Amedeo ii avesse compiuto i quattordici anni, e potesse, secondo l’uso delle case di Francia e di Savoia, governar da sè, tuttavia ottimamente operò la madre nel non ac­conciarsi a quella finzione legale, ed a continuar l’esercizio della sovrana autorità, che, non al principe, inetto per età a sì gran carico, ma sarebbe passata nelle mani degli ambiziosi.

Madama Cristina aveva sino al termine della sua vita esercitato sul figliuol suo un assoluto comando. Di tanta sommessione non era capace la tenerezza di Vittorio Amedeo ii verso la madre. Ella il sentiva, e forse l’amor del comando entrò di mezzo fra le altre considerazioni che la determinarono, dopo qual­che esitazione, a consentire al trattato di matrimonio del figliuolo coll’infanta Elisabetta di Portogallo. Questa principessa era l’unico frutto del matrimonio contratto da Maria Francesca Elisabetta di Aumale, sua sorella, coll’infante D. Pietro reggente di