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capo sesto 55

fedeli e perciò vera chiesa torinese. Ma chi princi­palmente la diffuse non solo in Lombardia, ma per gran parte della Liguria, fu S. Calimero vescovo di Milano dal 138 al 187 ed assiduo predicator della fede, che ottenne anch’egli la palma del martirio.2 Sebbene non s’abbia particolar chiarezza de’ luoghi in cui predicò, noi non esitiamo a credere che questa parte della Liguria non sia stala esclusa dal bene­fizio della sua predicazione, appunto perchè fre­quente, come abbiamo osservato, di popoli e di commerzii e sulla grande strada delle Gallie.

Nel secolo seguente S. Dalmazzo, nato in Magonza di padre italiano e consolare, bandì il Vangelo tra i popoli di Provenza e di Nizza, e valicati i monti recò lo stesso benefizio ai popoli Auriatesi che abi­ tavano le rive del Gesso e della Vermenagna, ai To­rinesi, agli Stazielli, ai Liguri, ai Pavesi. Ma nel 254 cercato a morte dai sacerdoti Auriatesi mentre tor­nava per confermar que’ popoli nella legge di Cristo, fu raggiunto presso al ponte della Vermenagna, e ferito di spada mortalmente nel capo. S. Dalmazzo continuò qualche momento il cammino, varcò l’alveo del Gesso, e sulla riva cadde e morì.3

Sul cader dello stesso secolo terzo (lo Zaccaria ed il Pagi dicono nel 285) la sinistra sponda del Rodano nell’angusta valle de’ Veragri tra Ottoduro (Martigny) ed Agauno s’imporporava di molto sangue cristiano. Tebe dalle cento porte avea mandato ai