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capo terzo 175

quel flagello, i Disciplinanti di San Rocco s’accordarono col rettore di San Gregorio nel 1602 e con Pietro Francesco Broglia nel 1604, per ampliare il loro angusto oratorio. Secondo i patti, rifabbricarono sul disegno di Carlo Castellamonte, e l’oratorio e la chiesa, e condussero come due chiesuole una accanto all’altra, aventi una facciata comune con due porte; l’una, che rispondeva all’altar delle Grazie, avea sopra di se una nicchia colla statua di S. Rocco; l’altra, che rispondeva all’altar di S. Gregorio, aveva una simile nicchia colla statua d’esso santo. Compiuta quell’opera, cominciò a prevalere l’oratorio alla chiesa, perchè quello più orrevole, questa più negletta. Per nuovo accordo col parroco, il SS. Sacramento fu custodito nel tabernacolo delle Grazie o di San Rocco, del quale e il cappellano de’ Disciplinanti e il parroco avean la chiave.

Nel 1620, nato il desiderio d’aver qualche insigne reliquia di S. Rocco, spedirono i Disciplinanti alla città d’Arles il canonico Ludovico Lamberti, rettore di Scarnafìgi, con alcuni confratelli, non senza essersi prima procacciato, per l’intercessione della giovane principessa di Piemonte, una commendatizia del re di Francia per quell’arcivescovo.

Tornarono i messaggi col dono del femore della coscia sinistra, e lo riposero nella chiesa di San Carlo nel borgo nuovo, pur allora costrutta, donde il 21 di giugno fu con solenne processione, ed intervento