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capo quarto 365

a coadiutore del cardinale suo zio, e Luca Dulcio, a nome del cardinale di San Clemente allogarono a Bernardino de Antrino, e Bartolomeo de Charri, fiorentini, l’impresa di far di marmo la piazza e la scala innanzi alla chiesa; ed a Sandro di Giovanni altresì fiorentino quella di fare una pila per l’acqua santa simile all’altra che già esisteva; e due più piccole per le porte laterali. Ed è probabile congettura che Sandro fosse quel medesimo che intagliò con tanta purezza e leggiadria i fregi che adornano gli stipiti delle tre porte di quella vaga facciata, che riproduce con poca diversità il tipo di quella di Santa Maria Novella di Firenze; e che l’Antrino e il Charri fossero stati i provveditori delle pietre lavorate dei pilastri e della facciata.

Finalmente lo stesso giorno si diede a Francescano Gaverna di Casalmonferrato, legnaiuolo, l’incarico di far cinque porte di legno di rovere, coperle di legno di noce ed incorniciate, tre per la facciata, due per le porte di fianco che rispondevano alla croce delle navate della chiesa.7

Ma di ciò basti. Tempo è di descriver la chiesa.

Abbondano di buone pitture non meno che di marmi le molte cappelle di questa chiesa.

Distinguesi, fra gli altri, il secondo altare a destra, di padronato de’ calzolai, dedicato ai Ss. Crispino e Crispiniano, dove la tavola a scompartimenti sopra