Pagina:Storia di torino v2 cibrario 1846.djvu/375

Da Wikisource.

capo quarto 371

ne’ candelieri, e piene d’immondezze. Le finestre non aveano vetri, ma tela incerata, la quale vedevasi ancora in Torino fino ne’ palazzi de’ principi. Il coro de’ Canonici era angusto molto. Accanto alia chiesa verso il meriggio era il cimitero. Ma dopo quella visita apostolica, la chiesa fu ripulita, le cappelle adornate, gli altari costrutti di muratura, di pietre o di marmi, ridotti a minor numero, ma alzati allo splendor conveniente. Carlo Emmanuele i ornò l’altar maggiore, vi costrusse uno stupendo tabernacolo, ampliò il coro e vi fece attorno gradi marmorei; fe’ alzare un elegante oratorio di legno o tribuna, in cui egli e la sua famiglia assister potessero ai divini uffici.11

A quei tempi i Gesuiti insegnavano il catechismo ai ragazzi nel duomo e in San Dalmazzo; e il sacerdote che portava l’olio santo ad un infermo, andava in cotta e stola solennemente, preceduto dalla croce.

Le pareti di questo sagro tempio s’adornano di molte lapidi sepolcrali.

L’iscrizione più antica e preziosa è quella del vescovo Ursicino che morì nel 509.12 Poi si valica un intervallo di otto secoli, e si trova il sepolcro di Giovanna d’Orliè, dama de la Balme, morta a Pavia, trasferita a Torino e sepolta nella cattedrale extra magnani portam nel 1479. Fondò questa dama tre coristi nella cattedrale. Nel 1495, quando si rifece