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620 libro quinto

farebbe per la conquista d’un regno; a cui nulla giova richiedere qual alta mercè temporale può compensare que’ prodi religiosi degli stenti durati, della sanità logorata, de’ mondani diletti posti in disparte, degli onori ricusali, se non fosse un premio di consolata coscienza pel bene operato, una speranza di maggior premio avvenire; d’un premio che li giunga a quel punto in cui l’anima libera e abbandonata a se stessa comincia a comprendere il gran mistero dell’essere, a sciorre il nodo del dramma in cui attrice involontaria ha concorso a sostener una parte. Nulla persuade cotestoro, che indulgentissimi per sé, sono rigidissimi nel giudicare i ministri del santuario; e da un che manchi precipitano il giudizio a crederli tutti colpevoli; e ora vorrebbono (cosa impossibile) che il clero nulla ritraesse del popolo; e che indossando l’abito religioso, tutta spogliasse l’umana fralezza; ora si lagnano che non abbiano i religiosi viscere di cittadino; ora si dolgono di non trovarli agevoli; ora di trascuratezza li riprendono e di lassa morale, e se un vizio azzeccano in uno, non badano che quel vizio sia compensato da molte virtù, ma in tutto malvagio lo giudicano ed impostore. Pochi, ben si sa, sono perfetti. Molti sono assai men che perfetti. Ma li troverete grandemente virtuosi, o rigidi Catoni, quando posta giù ogni passione, e considerandone bene addentro i portamenti, scendiate a paragonarli co’ vostri.