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684 libro sesto


Attiguo al palazzo di cui parliamo s’alza quello de’ conti Valperga di Masino. Il conte Carlo Francesco lo comprò nel 1780 dal maresciallo duca di Broglia, e die tosto mano a restaurarlo ed ampliarlo sui disegni dell’architetto Filippo Castelli. Pietro Casella fe’ i graziosi intagli che si vedono sugli stipiti della porta. Bernardino Galliari, Angelo Vacca, Carlo Bellora, Carlo Randone ne dipinsero le magnifiche stanze.

Questo palazzo che fu l’ultima sede del lato più potente e famoso della stirpe dei Valperga, s’abbella d’illustri memorie; di quella cioè dell’abate Tommaso Valperga di Caluso, amabile per la bontà de’ costumi e per la gentilezza dell’indole, reverendo per l’ampio corredo del più gaio sapere come delle più severe e più recondite dottrine; e di quella di Emilia Doria di Dolceacqua, contessa di Masino sua madre, vissuta e morta con tal concetto di cristiana virtù, che gli abitanti del contado di Masino usavano ed usano chiamarla la santa Contessa.

In queste splendide sale, prima che due morti acerbe su vi stendessero un lugubre velo, accoglieva la contessa Eufrasia Valperga di Masino col fior dell’aristocrazia anche il fior degli ingegni; e nel 1831 vi fondava una sala d’asilo o scuola infantile che ora, affidata alle monache Rosminiane della Provvidenza, novera centotrentacinque fanciulli di ambo i sessi.