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Pagina:Storia di torino v2 cibrario 1846.djvu/758

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754 libro sesto

attenzione « un piccolo carro d’oro con sei cavalli gioiellati della stessa materia, ed un castello con le sue forlifìcationi artiglierie ed altre armi da fuoco le quali con molto ingegno si sparano... ha ammirato la splendidezza della corte nella qualità, e nel numero de’ cavalieri e titolati riccamente vestiti, un treno di molti servidori di livrea disposti con tal simmetria nell’esercizio delle loro cariche e nell’accompagnamento che forse non ha simile in tutta l’Europa ».

All’abate Pacichelli la chiesa di San Carlo parve la meglio adorna; afferma egli di nuovo che il servizio della corte ed i Magistrati hanno qui veramente del Reale e possono paragonarsi co’ primi Sovrani d’Europa. Più di 300 cavalli erano nelle scuderie del Duca. La cappella noverava dodici musici e più di trenta suonatori. La guardia del Duca era composta di cinque compagnie; una d’arcieri Savoiardi; una di corazze e tre d’archibugieri, tutti a cavallo; due delle quali colla casacca rossa a ricami d’oro, e l’altra d’azzurro, color di Madama (Maria Giovanna Battista): oltre a questa guardia ne aveva un’altra di cento svizzeri.6

In giugno del 1688 Massimiliano Misson francese scrivea da Torino e di Torino; « è un luogo gradevolissimo, i dintorni sono ridenti, i modi degli abitatori sciolti e compagnevoli, il che ce ne fa respirar l’aria con tanto maggior diletto, in quanto