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Pagina:Storia di torino v2 cibrario 1846.djvu/77

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capo quinto 73

si stende il campo dell’eterno riposo benedetto nel 1829 e surrogato ai due antichi cenotafìi.

Un ombroso viale, fiancheggiato da un largo fosso, per cui corre veloce come il tempo ampio volume di torbid’acque, emblema di queste mondane miserie, fa capo ad una piazzetta, su cui sorge una chiesuola del Santo Sepolcro, rialzata su varii gradini, ed accostata da due case. La chiesuola è tonda e riceve poco lume dall’alto, oscurità conveniente a luogo sepolcrale, e propizia al raccoglimento. In un andito laterale è il busto del marchese Tancredi Falletti di Barolo, con iscrizione che narra come fosse autore del consiglio di formare questo Campo Santo, e aiutatore dell’opera coll’usata sua liberalità.

Fra la chiesuola e le case, due cancellate danno l’accesso al campo del riposo, in mezzo al quale, sopra un calvario che si fa centro a quattro viali di cipressi, torreggia un’alta croce di pietra, simbolo di redenzione e di misericordia, scudo e speranza de’ peccatori.

Il vasto campo è cinto da un muro elevato, e foggiato a nicchie d’uno stile che ritrae dell’egiziano. In faccia a queste nicchie, interrotte a quando a quando da cappellette, si stendono altrettante aiuole, divise tra loro da scompartimenti d’ardesia; sono sepolcri di proprietà privata. Tutta la parte centrale della funebre campagna è occupata dai sepolcri comuni.

Vol. II 10