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178 Storia di una Capinera


La notte!... Com’è terribile la notte, Marianna!... Quelle lunghe ore non finiscono mai! Quel lumicino vacillante, quel crocifisso, quelle pitture tenebrose, quei lamenti soffocati, quel russare delle infermiere che dormono sulle poltrone. Ardo di sete e non oso disturbare le suore infermiere che brontolano, poverine, quando sono svegliate spesso. L’altra notte tentai strascinarmi sino al tavolino per estinguere quest’arsura che mi consuma le viscere. Mi pareva di smarrire la ragione per la gran sete; ma appena mi levai da letto caddi a terra svenuta, e mi feci una larga ferita al capo. Mi trovarono in un lago di sangue....

L’alba arriva scolorita, mesta, senza sorriso. La notte sopraggiunge piena di paure e di larve. Penso a mio padre, alla mia famigliuola, a tutte quelle cose che addolcirebbero anche le presenti sofferenze, e piango, piango, e il petto mi si rompe.