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194 | Storia di una Capinera |
lo sentii ripercuotere nel cuore; stringevo la grata di ferro con mano convulsa e fissavo ancora gli occhi su quella porta chiusa.... Che momenti son quelli, Dio mio! Le monache mi aiutarono a risalire nella mia cella, e quando fui sola, senza testimoni, allora soltanto potei mettermi ginocchioni e sfogarmi in singhiozzi.
Ora son più tranquilla. Ho ringraziato il Signore di avermi fatto rivedere il babbo; gli ho chiesto perdono di questo mio soffrire che è una colpa, perchè avevo già accettato cotesta vita di privazioni e di dolori, avevo fatto voto di dedicarmi a Lui intieramente.... e il mondo mi avvince ancora coi suoi legami più tenaci.
Dio misericordioso! ci ho colpa io se non ho la forza di rompere cotesti legami?
Marianna mia, non verrai uno di questi giorni a visitare la povera inferma? Vieni, vieni. Ho tanto bisogno di vederti!