Pagina:Storia di una Capinera (1894).djvu/96

Da Wikisource.
82 Storia di una Capinera

le, di trovarmi quella che sono.... io sono meno di una donna, io sono una povera monaca, un cuor meschino per tutto quello che oltrepassa i limiti del chiostro, e l’immensità di quell’orizzonte che le si schiude improvvisamente dinanzi l’acceca, la sbalordisce.... Io domando a me stessa se questo amore, questo peccato, questa mostruosità, non è parte di Dio!... Vorrei esser bella come ciò che sento dentro di me; getto uno sguardo su di me, sorpresa io stessa di cotesta curiosità insolita, e mi rattristo non trovando in me che un fagotto di saja nera, dei capelli tirati sgarbatamente all’indietro, maniere rozze, timidità che potrebbe sembrare goffaggine.... e mi veggo accanto altre ragazze eleganti, graziose, che non fanno peccato se amano come me.... Arrossisco di me stessa, arrossisco del mio rossore.... E poi.... non ti ho ancora detto tutto! c’è un’altra croce; c’è il timore che cotesto segreto che mi