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Pagina:Storie lodigiane 1847.djvu/32

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II.

GALLI.

(38 7 - 318? av. Cris.)

1. ° Immigrazione dei Galli. — Per ben quattro secoli il Lodigiano fu parte della Nuova Etruria, dopo di che i Cimri delle Gallie, essendo smisuratamente cresciuti, e trovandosi ristretti ed in continue discordie per le bisogne della vita, deliberarono di sgravare il paese, cercandone un nuovo. Piacquero il cielo ridente e le fertili campagne della vicina Italia, e sotto la condotta di Beloveso una moltitudine di Galli gittossi come un torrente pel paese dei Tricastrini, dei Taurini, per le boscaglie dell’Alpe Giulia, e vinse gli Etruschi al Ticino e si diffuse per la fecondissima pianura tra Po, Adda e Ticino, nella quale trovando nomi di nazionali memorie, contennero l’impeto e diedero il nome a Milano. Questi erano i Galli - Insubri1.

2. ° Galli-Boi nel Lodigiano. — Scesero di poi altri Galli che occuparono presso che tutto il vasto piano del Po, che n’ebbe per ciò il nome di Gallia Cisalpina, e se Io divisero quasi in tante parti, quante ne fanno i fiumi che Io corrono, stabilendosi le diverse nazioni in propri confini, e fabbricandosi città.

Tra gli ultimi vennero i Boi2, o terribili, in cento dodici tribù, come narra Catone, ciascuna con suo nome.

  1. Vedi il documento C.
  2. Pennino deinde Boi. - Liv., dee. I, lib. V. - Micali pensa che sieno discesi pel gran S. Bernardo (summum Penninum) nella valle d’Aosta, perchè quella strada trovasi segnata negli antichi itinerari.