Pagina:Stowe - Il fiore di maggio, 1853.djvu/244

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— Le abbiamo fatto come il modello, disse Elena con dolcezza; la mamma prese esatte misure e le tagliò ella stessa.

— Allora vostra madre deve aver perduto la testa per farmi un lavoro di tal fatta; ripigliatevelo di nuovo, e ricominciatelo„ e la signora prese a spiegare parte a parte tutti i cambiamenti che esigeva, e di cui non aveva fatto cenno in prima nè ad Elena, nè alla madre. Ciononostante assuefatta a questi duri modi, Elena riprese attristata il suo lavoro, ed a lenti passi si diresse alla casa.

“Oh! buon Dio, come mi duole la testa! disse fra sè. E la povera mia mamma che stamane dicevami di aver paura d’un’accesso di febbre... mentre ora dobbiam disfare il lavoro e ricominciarlo di nuovo.

— Oh mamma, diss’ella entrando con aria mesta, la signora Bude dice: Fate che lo sparato si vegga, scalfate il collare e unitelo in altra maniera. Asserisce che non sono uguali al modello che ci ha mandato. Ma eccolo qui: guardate, madre mia; è proprio la stessa forma delle nostre camicie.

— Ebbene, ragazza mia, riportatele il modello e persuadetela del suo inganno.

— In vero, mamma, ella mi parlò con tuono sì burbero, mi sogguardò con aria sì dura, che non mi sento il coraggio di ritornare da lei.

— Andrò io adunque per voi„ disse una giovinetta che era assisa accanto ad Ames quando Elena partì per i suoi bisogni. E questa graziosa giovinetta, Maria Stephens, era una sarta che stava lì presso alla signora Ames, sempre lieta, sempre col sorriso sulle labbra,