Pagina:Stowe - Il fiore di maggio, 1853.djvu/265

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Ma quel dono del cuore non doveva rimanersene allo stato di atto isolato ed invisibile; nodo fra il presente e l’avvenire, doveva rivelare immediatamente la sua virtù misteriosa.

In un freddo meriggio di primavera, un giovane di bell’aspetto, dalle nobili maniere, con aria graziosa entrò dalla signora Stefens per pagare l’importo d’alcuni articoli di biancheria che aveva comandato. Nell’atto di andarsene sostò colpito ad un tratto alla vista del magnifico arboscello.

“Che bel rosajo! esclama.

— Sì, disse la piccola Maria, ci fu regalato da una signora più graziosa e più bella di lui.

— Ah, disse l’estraneo alquanto commosso, e volgendo altrove i grandi occhi neri, ed in quale occasione vi fece un dono così grazioso, ragazza mia?

— Perchè siam poveri, mia madre inferma, e noi non possiamo mai procacciarci nulla di così grazioso. In altri tempi avevamo un giardino ed amavamo i fiori assai, come li amiamo ancor di presente. Madamigella Fiorenza seppe ciò e ce ne fece dono.

— Fiorenza sclama lo straniero.

— Sì, Fiorenza l’Estrange, un’assai bella giovane.

Ci avevan detto che fosse una straniera, ma parla inglese come tutte le altre signore e con un’accento ancor più dolce.

— Ell’è qui dunque? abita in questa città? disse con premurosa insistenza il bel giovinotto.

— No; ella partì, or fa qualche mese ma soggiunse, nel vedere quanto quella partenza l’attristasse: Voi potrete saperne conto da sua zia, la signora Carlisle ontrada ***.„