Pagina:Strada ferrata da Venezia a Milano.djvu/55

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ve ne ebbero fino a 1200, 1800, ed anche talvolta più di 2000 per giorno1; del qual risultato tra le altre buone ragioni evvi sicuramente pur questa, che altri mezzi di trasporto, per riguardo alle merci soprattutto voluminose, possono abbastanza bene rivalizzare in quanto alla economia con una strada di ferro, ma non lo possono nè lo potranno mai riguardo alle persone, per le quali l’elemento principale è la prestezza del viaggio, e da che tale prestezza forma appunto la massima delle economie.

Ora venendo a parlare più immediatamente de’ punti pe’ quali il tracciato della strada in discussione potrebbe condursi, basterà restringere le osservazioni a tre sole linee, una verso il Nord che rasenti le città principali del Regno, dopo Milano e Venezia, cioè Padova, Vicenza, Verona e Brescia, un’altra verso il confine meridionale del Regno, che toccando il Po a Cremona passi in vicinanza di questa città e di quelle di Mantova e di Lodi; ed una terza finalmente interposta tra le due prime, e scorrente fra li due punti estremi quasi sempre in linea retta a traverso della campagna; chiaro essendo anche col solo gettare un’occhiata sulla carta corografica del Regno, e per poca cognizione che abbiasi delle circostanze fisiche ed economiche del territorio, che nè altre linee si potrebbero ragionevolmente tracciare, nè altro rimarrebbe a dirsi dopo di avere discussa la convenienza respettiva di queste tre.

La linea intermedia, che fu la prima ad essere proposta quando si cominciò a parlare della costruzione di una strada a rotaie, forse perchè di un andamento quasi sempre retto, risulterebbe necessariamente per questo motivo anche la più breve, ed unirebbe a tale vantaggio l’altro niente meno importante di una pendenza dolcissima e ripartita uniformemente pressochè in tutta la sua discesa.

Ma d’altra parte avrebbe dessa l’inconveniente gravissimo di passare equidistante dalle città principali, di non toccarne veruna neppure delle minori, e di traversare un territorio dove la popolazione si trova affatto dispersa.

Ora è ben facile a concepire che col tenere discosta per più e più miglia la strada ferrata dai centri principali della popolazione, del commercio e della industria si difficulterebbe il trasporto e la commutazione delle merci, e diminuirebbesi inevitabilmente anche la concorrenza ed il movimento de’ viaggiatori; lo che tutto influirebbe poi a scemare proporzionatamente il lucro della intrapresa. Imperciocchè non è mai presumibile che molti volessero percorrere un tratto non breve di strada ordinaria per trasferirsi su quella ferrata ad attendere, non senza spesa e con perdita di tempo e molto disagio, in luoghi pressochè deserti e privi delle comodità necessarie, il momento di poter proseguire il viaggio colle macchine locomotive. Aggiungasi che le strade a rotaie sono di natura loro poco suscettibili di ricevere viaggiatori ad ogni piccolo tratto, ed occorrere invece che i viaggiatori si radunino, e che esse li trovino già raccolti e pronti in determinate situazioni.

  1. A malgrado della stagione fredda e piovosa, la strada ferrata da Anversa a Brusselles presentò risultamenti ancora maggiori. Dal giorno 7 maggio 1836, in cui è stata aperta, fino al 31 dicembre successivo vi si trasportarono 726,000 persone, ovvero mediamente 3037 persone per giorno.