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94 notte seconda

facciano grandissima allegrezza e trionfi: e quanto piú strepito faranno, tanto piú contento ne sarò; e poi lasciate l’impaccio a me. — E cosí fu fatto. Venuta adunque la mattina seguente, e andatosene messer Gasparino al palazzo, cominciò scongiurare lo spirito del Duca; e mentre che lo scongiurava, si incominciorono sentire per la cittá trombe, nacchere, tamburi, baccini, campane, artigliarie e tanti stromenti musichi che ad un tempo sonavano, che pareva che ’l mondo venisse a fine. E seguendo messer Gasparino il suo scongiuro, disse il Demonio: — Deh, compare, che vuol dire tanta diversitá de stromenti con sí confuso strepito, che mai piú non gli ho sentiti? — A cui rispose messer Gasparino: — Non lo sapete voi, compare mio? — No, — disse il Demonio. — E come no? — rispose messer Gasparino. — Perciò che noi, velati di questi corpi umani, non possiamo intendere nè sapere il tutto, che troppo grossa è questa materia corporale. — Dirovvelo brevemente, — rispose messer Gasparino, se paziente starete ad ascoltarmi, e non molestarete il povero Duca. — Ditelo, vi prego, — disse il Demonio, che volentieri vi ascolterò, e promettovi per ora di non molestarlo. — Allora messer Gasparino disse: — Sappiate, compare mio, che il duca, vedendo che da lui non vi volete partire nè cessare di tormentarlo, ed avendo inteso che voi dalla moglie, per la mala vita che ella vi dava, vi siete partito, per lei ha mandato: e del giunger suo tutta la cittá ne fa grandissima festa e trionfo. — Il che intendendo, il demonio disse: — Oh malvagio compare: voi siete stato piú astuto e scelerato di me. Non vi diss’io eri che non si trovò mai compare che a l’altro fido fusse e leale? Voi siete stato l’inventore, e quello che l’ha fatta venire. Ma tanto il nome della moglie aborrisco ed ho in odio, che piú tosto nell’oscuro abisso dell’inferno mi contento di stare, che dove ella si trovi abitare. Laonde quinci ora mi parto, e si lontano me ne vo, che piú novella alcuna di me non saperete. — E fatto segno d’un grosso gonfiamento di gola e d’un volger d’occhi ed altri spaventosi segni, del corpo del duca si partí. E lasciato un fetente puzzo, il duca da lo spirito libero al tutto rimase.